Per saperne di più leggi >>> Giovanni Battista Laurent (detto Jean) nacque a Montjovet (Aosta) il 12 settembre 1884. Crebbe in un ambiente umile, ma profondamente cristiano. A 17 anni, proprio per aiutare la famiglia che tanto amava, emigrò come operaio in Svizzera e, successivamente, in Francia, Germania e Belgio.

Il suo rientro in patria fu nel 1909 quando venne assunto nella ferriera di Verrès. Due anni più tardi, diventò domestico nella Prevostura di Sant Egidio di Verrès e ben presto venne accettato dall’ ordine dei Canonici Regolari Lateranensi come “aspirante alla vita religiosa”.

La Prima Guerra Mondiale lo vide, nel 1916, arruolato nel corpo degli Alpini e, al termine di essa, nel 1918, rinnovò la richiesta di ammissione come “fratello converso”

Finalmente, nel 1920 vestì l’abito prendendo il nome di Frà Egidio.

Tracciare un breve profilo di Frère Gilles è decisamente difficile perché sono tanti gli episodi che lo hanno portato al processo di beatificazione aperto il 26 gennaio 1950.

Egli fu esempio concreto di “servizio” già durante gli anni che lo portarono sul Monte Pasubio. Là, dove la guerra di trincea si faceva sentire con tutto il suo dolore, dove a combattere erano uomini giovanissimi che ancora sentivano forte la necessità delle braccia amorevoli della mamma, dove la rabbia poteva sfociare in parole ingiuriose; Frère Gilles era lì, in mezzo a loro, a pregare per lenire le ferite del corpo e dell’ anima, a dividere i viveri passati dal Comando, ad aiutarli fisicamente nel lavoro di fortificazione delle postazioni e a richiamarli amorevolmente.

La sua vita trascorse nel silenzio della preghiera, ma sempre accanto ai più bisognosi. Nella Prevostura di Saint Gilles, accoglieva i poveri confortandoli e dividendo con loro i pasti. Spesso, oltre al pane, dava loro anche la sua parte di cibo certo del fatto che «può darsi che ci sia nostro Signore sotto le vesti di quel povero».

Anche per i confratelli della Prevostura aveva un fare premuroso e delicato, senza dimenticare la cura degli ammalati. Accanto a questi ultimi, Frère Gilles trascorreva anche le notti, inginocchiato sul giaciglio senza esimersi dal servirli in ogni loro necessità anche la più umile.

L’ opera di servizio di Frère Gilles fu sempre portata avanti con il sorriso. Non mise mai l’ accento sul bene profuso, non si lamentò mai dei tanti sacrifici, non fece gesti eclatanti eppure, a posteriori, la sua umiltà è divenuta uno straordinario esempio di carità e amore per il prossimo e i suoi gesti, per lui così spontanei, hanno significato per quanti lo hanno amato e tutt’ ora lo venerano lo specchio della bellezza immensa di Dio. Una serenità, uno stato di grazia che lo pervase fin dall’ inizio della sua vita religiosa: «Il giorno che presi i voti mi pareva di essere in Paradiso» e che lo accompagnò fino alle sue ultime ore di vita, il 30 dicembre 1941 quando, colpito da polmonite, lasciò il mondo terreno «sereno e sorridente, come un bambino che sta per partire per qualche festa».

Dal 1953, le spoglie del venerabile Frère Gilles Laurent riposano nella Chiesa della Collegiata di Saint Gilles ed è visitabile la sua piccola e austera cella sita nello storico complesso.

Ogni anno, il 30 dicembre, sempre nella Collegiata di Saint Gilles, viene celebrata una messa a ricordo del Venerabile per cui, inoltre, il maestro verreziese Giovanni Uvire ha musicato un inno su testo di Elide Perucchione.